26 maggio 2007

Attenzione: "sciachimisti" a Milano

L'ultima moda del complottismo dilaga anche nel metrò di Milano (le foto sono scattate nei vagoni della linea 2, quella verde). Vediamo di cosa si tratta, e chi sono i personaggi che imbrattano i vetri delle carrozze con questi "pizzini" attaccati con la colla, con su scritto di cercare con Google "scie chimiche italia" (cliccate sulle foto per ingrandirle).

C'è gente che non è in pace con se stessa se non trova un nemico contro cui dover combattere, un acerrimo e cattivo nemico che le dia importanza, come don Chisciotte contro i mulini a vento e contro i greggi di pecore.

Avete presente gli aerei? Avete presente le lunghe scie bianche che a volte si lasciano dietro? Quante volte le avete viste, fin da bambini? Ebbene, da qualche tempo un gruppo di don Chisciotte ha deciso che si tratta di veleni, appositamente sparsi nell'atmosfera ad opera di (guarda caso) sedicenti militari statunitensi. E sapete perché? Perché ormai su questo pianeta siamo in troppi, e per evitare che si consumi tutto il petrolio, hanno deciso si spazzare via un po' di gente in modo da rallentarne l'esaurimento.

Troppa fantasia? Niente paura: ci sono ipotesi di complotto ben più fantasiose. C'è chi ipotizza vaccinazioni di massa a cui viene imputata la diffusione dell'AIDS o del morbo della mucca pazza. E ancora: sono pesticidi a cui sono sensibili tutte le piante tranne quelle geneticamente modificate della Monsanto. Hanno anche inventato un termine per definire questa terribile minaccia: sono le scie chimiche.

Qualcuno dirà: Francesco, ma che dici? Non è possibile che esista gente così fuori di testa! E invece no: la rete ne è piena, per rendersene conto basta seguire l'indicazione del pizzino fotografato nella metro di Milano. Cercare con Google "scie chimiche".

Dare eco a tali voci non è opportuno, ma lasciare un vuoto di informazione è peggio, anche perché in rete c'è parecchio rumore a riguardo. Questi "cospirazionisti", soprannominati sciachimisti, nei loro siti ipotizzano e pontificano su argomenti che non conoscono minimamente, citando come fonti sempre e solo sé stessi oppure ricerche non meglio identificate (si sa che... esiste un'intervista di... in tale anno si è detto... guardando il cielo è evidente che...) ed indicate come verità insindacabile. Seguono la strategia del "più grido, più ciò che dico è vero".

Il fenomeno ha avuto purtroppo una tale esplosione da spingere i blogger di md80.it, un sito curato da piloti ed esperti di volo, a dedicare alla smentita di tale bufala un'intera sezione del loro sito, in cui viene fatta un'indagine puntuale sul meccanismo con cui si formano tali scie, che tecnicamente altro non sono che nuvole (rimando all'approfondimento citato per tutti i dettagli).

Osservando il comportamento ed il modo di agire degli sciachimisti si nota il tipico atteggiamento degli urlatori da piazza: gridano allo scandalo, e quando gli si richiede l'onere della prova rispondono stizziti con risposte strampalate, sistematicamente smentite, quindi attaccano rabbiosi, a volte firmandosi con nomi falsi attribuendosi titoli come "dott" o "ing" (mancano solo "gran lup mannàr" o "prestanòm"), spesso rubando tali credenziali a persone realmente esistenti.

Per avere un tipico esempio di quanto appena descritto, basta leggere i commenti a questo articolo in merito all'argomento. E' una fotografia più che rappresentativa del fenomeno.

21 maggio 2007

Paolo Attivissimo all'Università Statale di Milano. Il vero e il falso su Internet

Venerdì 18 maggio c'è stata una lezione del giornalista Paolo Attivissimo sulla verità su Internet e più in generale sui media, compresi quelli tradizionali. Filo conduttore della dissertazione, le classiche bufale che circolano in rete, tipicamente nella forma di catene di sant'Antonio, spesso provenienti da persone di nostra conoscenza, intasandoci le caselle di posta elettronica di inutile spazzatura.

Sul sito del giornalista è presente un'intera sezione sul tema (a cui si farà riferimento in questo post), da lui curata ed aggiornata sistematicamente, chiamata Servizio Antibufala, in cui vengono svolte rigorose indagini, e che sarebbe bene consultare (oltre ad una rapida ricerca su Google) prima di cliccare su inoltra.

Tipici temi trattati sono gli appelli medici, riguardanti spesso casi conclusi, nel bene o (purtroppo) nel male, anche parecchi anni fa, ma che continuano a circolare imperterriti attraverso amici e colleghi che, non preoccupandosi di effettuare le verifiche del caso, con disinvoltura fanno click su "inoltra" e disseminano ovunque il testo della missiva, che spesso contiene riferimenti telefonici.

Tali riferimenti telefonici possono appartenere sia ai mittenti originari, i quali poi vengono bombardati per anni da telefonate che richiedono spiegazioni (immaginate come possano essere recepite tali chiamate se il parente oggetto dell'appello fosse nel frattempo deceduto), sia a garanti involontari, ossia persone che inoltrano l'appello includendo nel messaggio la propria firma. Se si tratta di un appello medico, e la firma di un "anello" della catena contiene la dicitura "dott.", ecco il garante involontario, che diverrà anche lui oggetto di petulanti telefonate e che sarà probabilmente costretto a cambiare numero telefonico.

Un altro dei temi trattati in tali tentacolari missive è la segnalazione di sostanze pericolose negli alimenti, che spesso sono idiozie confezionate ad arte: tipico è il caso del pericolossimo colorante E330 utilizzato nelle merendine: in realtà E330 è l'innocuo acido citrico, sì, quello contenuto nel succo di limone, come si può leggere qui e qui.

Cosa può produrre un pigro inoltro di una tale informazione? Ad esempio un immotivato allarmismo seguito da un altrettanto insensato boicottaggio dei prodotti i cui nomi sono contenuti nell'appello inoltrato.

Ci sono spesso casi di bufale corredate da immagini modificate ad arte con Photoshop & simili, come il caso della bufala di Bush che legge il libro al contrario. In questi casi è sufficiente un po' di buon senso e di spirito di osservazione per evitare di cadere vittima di tali trappole. E' semplicissimo, più di quanto si pensi, creare falsi ben fatti con un software di fotoritocco.

In tali trappole purtroppo cadono spesso anche testate giornalistiche autorevoli, come Repubblica, che sul numero del 18 febbraio 2002, a pagina 24 pubblica un incredibilmente dettagliato articoletto sull'ormai leggendaria bufala legata al presunto negozio di gatti in bottiglia chiamato Bonsaikitten. Tale eccesso, non raro purtroppo, fa comprendere quanto nociva sia la pigrizia del pensiero "non-costa-nulla-inoltrare".

Bisogna rendersi conto del funzionamento della rete: una notizia viziata su un sito, anche un sito piccolissimo letto da pochissimi può avere un'eco straordinaria se è una di quelle che fanno leva sull'emozione ed anche uno solo dei suoi lettori ne mette un link su un forum letto da un gran numero di persone. Molti inizieranno superficialmente a spedire mail con il link incriminato a tutti i loro contatti ed ecco che la notizia diventa caso di cronaca. In questo modo è possibile recare danni personali, anche gravi, ad ignare vittime che sono i protagonisti involontari del "racconto" e su cui sono scritte informazioni sbagliate.