29 marzo 2007

La CEI ed il libero arbitrio

Infuria in questi giorni la polemica della Conferenza Episcopale Italiana contro i DICO. Critiche contro vincoli diversi dal matrimonio e critiche contro unioni tra persone dello stesso sesso.

Tralasciamo per un attimo le unioni omosessuali. Nella nota dei vescovi, a cui punta il link sopra, viene detto che un figlio può avere l'affetto dei genitori solo se questi sono uniti in matrimonio. Un vescovo, in materia di famiglia può avere un'esperienza personale come figlio, e non come genitore; come genitore può però avere molta esperienza indiretta tramite le famiglie che ha conosciuto durante la sua esperienza pastorale. Mi chiedo a questo punto se chi fa un'affermazione come quella appena citata abbia mai conosciuto delle famiglie oltre la facciata bella e pulita che viene mostrata la domenica a messa.

Famiglie "per bene", unite dal vincolo del matrimonio, per cui il primo valore fondamentale è quello di salvare la faccia. Non importa se all'interno ci sia amore, l'importante è che sia tutto in regola per "la società". Sposati, con figli, mostrando sorrisi a 36 denti quando si parla di sé stessi. Quant'è brava mia figlia, oh quant'è brava, come le voglio bene. Guai a chi me la tocca. Solo io posso farlo. A buon intenditor.

Che relazione c'è tra il vincolo, pur sacro, del matrimonio religioso, e ciò che accade realmente dentro una famiglia? Dalla nota dei vescovi questo non si evince.

Detto questo, non capisco cosa possa impedire ad una coppia unita da un legame laico di provare infinito amore per un figlio. Per Nostro Signore, esistono anche loro. Anche se i vescovi non sono d'accordo...

Nel comunicato, viene ribadito che la coppia dev'essere aperta alla vita, motivo per cui una unione omosessuale non ha senso. Mi chiedo, alla luce di questo, che senso abbia una coppia eterosessuale in cui almeno uno dei due sia sterile.

Ma soprattutto, di cosa parla la proposta di legge sui DICO? Parla di diritti civili, di reversibilità della pensione, di accesso a strutture ospedaliere ai fini di assistenza... I vescovi della CEI nel loro discorso sono finiti in un pendìo scivoloso.

Detto tutto ciò, c'è anche da premettere che i rappresentanti di uno stato non devono esercitare pressioni così forti sui politici di un altro stato. Cosa c'entra la legislazione italiana con il Vaticano?

Così come capita spesso, alcuni interventi affossano definitivamente la coerenza di un discorso quando entrano in gioco personaggi altamente contraddittori ed evidentemente fuori luogo. Ci si mettono quelli di Comunione e Liberazione, che dicono di non somministrare l'eucaristia ai politici che votino a favore dei DICO.

Qualcuno disse: date a Cesare quel che è di Cesare, date a Dio quel che è di Dio.

Ricordiamo che quelli di CL, nei loro meeting di Rimini hanno spesso e volentieri come relatore Silvio Berlusconi, notoriamente divorziato e risposato, il quale con il candore di un bambino afferma sui DICO: "E' un matrimonio di serie B". E il suo matrimonio, in che serie si colloca? Segue le vicende del Milan? E continua: "arriveranno alle adozioni gay". Anche lui è finito diritto nel pendìo scivoloso.

Forse è il caso di indicare ai vescovi della CEI la pagina di Wikipedia che spiega cosa sia il libero arbitrio.

P.S. A proposito del presidente della CEI, invito a leggere questo post per notare l'incoerenza dei suoi discorsi. Sono da leggere un articolo su ciò che lui ha detto ed una lettera che gli è stata recapitata a tale proposito.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Francesco, sono perfettamente d'accordo con te. Da parte della CEI avrei molto gradito in intervento in merito alla pedofilia, molto diffusa in ambienti ecclesiastici, così come avrei apprezzato un mea culpa in merito ad atteggiamenti in cui membri influenti della gerarchia ecclesiastica si sono prostrati ai piedi di noti criminali (ricordo il Beato Woityla che rende omaggio al dittatore-criminale Pinochet......). Purtroppo siamo in Italia e qui la chiesa vive e vegeta come un parassita all'interno di uno Stato che "dovrebbe" essere laico.
Nessuno è in grado di fargli capire che, nel bene e nel male, siamo in democrazia e, pertanto, se vogliono avere voce in capitolo su questi temi devono avere rappresentanza parlamentare. E' molto semplice.
Se tengono veramente a cuore le sorti della Chiesa, dovrebbero analizzare per bene la crisi della vocazioni e non ragionare per dogmi che li portano ancora di più fuori dal mondo. A rasentare il ridicolo.

Lastregabianca ha detto...

Una famiglia è dove ci sono delle persone che si amano e si sostengono.
Tutto il resto sono chiacchere.

Scrivi benissmo Francesco, i miei più sinceri complimenti.

Un bacione

Anonimo ha detto...

O "ci credi" o "non ci credi".
L'unica preoccupazione della chiesa con l'introduzione di nuove forme di unione, diverse dal matrimonio, tra persone di sesso diverso rischia di costituire un'alternativa al matrimonio, creando una sorta di CONCORRENZA tra regimi giuridici, con un numero crescente di coppie che potrebbero optare per l'unione civile, qualora questa risultasse piu' vantaggiosa o piu' comoda.
Ma quando una persona crede in qualcosa (fede) non si lascia assolutamente influenzare da nessun DICO e non fa nessun calcolo in termini di convenienza o vantaggio.
Quindi quando le coppie utilizzano il matrimonio solo perchè è l'unico modo per formalizzare una unione ALLORA preferisco che queste coppie utilizzino i DICO. Innanzitutto perchè si evitano cerimonie inutili. costose e soprattutto ipocrite e poi perchè si ridà valore al sacramento del matrimonio perchè non si costringe le coppie a sposarsi ma a farlo solo quando lo sentono veramente.

Infine penso che il riconoscimento di taluni diritti (che secondo alcuni sono diritti già esitenti ....) alle coppie omosessuali in che modo potrebbe mai minare il matrimonio e la famiglia? A meno di non ritenere che le leggi statali siano capaci di mutare gli orientamenti sessuali dei singoli :-), arrivo alla conclusione che il riconoscimento di un qualche diritto alle coppie omosessuali non ha alcuna incidenza né sul matrimonio né sulla famiglia.


fmikele

Anonimo ha detto...

Io, umilmente, - visto che si è usi a linckare trasmissioni - sull'argomento suggerirei la visione dell'intervista "In mezz'ora" andata in onda su Rai 3 domenica 1 aprile della Sig.ra Annunziata al Mons. Fisichella.
Dal mio canto mi preme solo dire che, personalmente, io non credo nella bontà di queste "novelle" forme di famiglie. In una società che conosce un largo uso dei patti prematrimoniali come malcelato strumento di preventivo preludio al divorzio, queste nuove forme di convivenza legalizzata, mi paiono l'ulteriore tentativo di "scarico" di responsabilità che un impegno ad una convivenza porta con se. Nessuno, probabilmente, dei tanti criticatori della Cei e della Chiesa cattolica si è mai posto il problema di parlare con chi è figlio -proprio malgrado - di queste nuove famiglie allargate o divise e ricostituite; di sondarne la felicità o meno.
Il matrimonio è un impegno. Il senso di responsabilità ormai langue nella nostra società, una società che permette ad un alunno di insultare un professore e filmare il tutto (v. l'articolo di oggi di Galli della Loggia a riguardo). Tanto, ci sarà un genitore che difenderà il proprio bimbo dinnanzi ai modi autoritari del professore. Tanto ci sarà il flebile suggello di un DICO, magari con la tutela di un accordo prematrimoniale (o pre divorzile) .